- di Giovanni Cammareri -
Se la vita solitamente risponde, il convegno sulla figura di Sant'Alberto potrebbe essere la domanda.
Molto lascerebbe perciò supporre una decisa volontà di rivalutazione del locale Patrono.
Anche Mons. Francesco Miccichè, Vescovo della Diocesi, che brillantemente ha concluso la serie degli interventi, ha accennato a una rivalutazione, certamente riferita ai valori spirituali di Alberto degli Abbati, sebbene mi piace credere non sia mancato un implicito riferimento sinergico al legame affettivo-devozionale fra cittadini e Patrono. Oggi non più caloroso come un tempo.
Prendiamo i festeggiamenti di agosto. Diciamolo pure, Sant'Alberto non è la tipica ricorrenza patronale riscontrabile in altre realtà. Non ha il fragore di certe feste, non è l'aggregazione catartica che in taluni paesi avviene, dove attese lunghe un intero anno scandiscono veramente il tempo di intere comunità. A Trapani non è, non è più così. I tempi cambiano, del resto, questo lo sappiamo tutti.
Ma i tre pomeriggi all'auditorium Santa Chiara, hanno probabilmente allontanato le paure per una possibile perdita culturale che appariva inevitabile fino all'altro ieri; il convegno di studio, insomma, a cura della Diocesi e della Provincia Italiana dei Carmelitani, che prende spunto dal VII centenario (nel 2007) della morte del santo concittadino, rimane una salutare boccata di ossigeno.
Dal profilo storico-biografico riferito alla Sicilia del suo tempo, a cura del professor Filippo Burgarella dell'Università degli Studi della Calabria, alla tradizione popolare e al folclore illustrati da Padre Enrico Pinci; fino alle radici della santità a cura di Padre Giovanni Grosso, il moderatore trasformatosi per l'occasione in relatore. L'aspetto artistico inerente l'iconografia e i luoghi di culto sono stati brillantemente illustrati rispettivamente dalla dottoressa Daniela Scandariato e dal Dott. Maurizio Vitella, vice direttore della Fardelliana. Il professore Internicola ha integrato qua e là.
Tutto ciò a fronte di un'organizzazione eccellente, con relazioni inframmezzate ora dal coro Città di Trapani, ora dal Conservatorio Scontrino o dai canti eseguiti dalla Comunità delle Beatitudini; e in mezzo a riflessioni e musici, la pausa-rinfresco offerta dall'Istituto Alberghiero.
Rimane solo un dubbio, secolare, banale, di campanile, se vogliamo: ma Sant'Alberto nacque a Trapani o a Erice? Ecco, di questa cosa non mi pare si sia parlato. Comprendo quanto possa risultare inutile e ininfluente l'eventuale risposta al quesito, ma l'incertezza sui natali del Santo ha per molti secoli generato dispute accese, scontri verbali, prese di posizione precise, rancori perfino. Roba da sorriderci sopra, non c'è dubbio. Ma Padre Castronovo, ericino, e Padre Benigno, trapanese, non esitarono a lanciarsi invettive, a darsi reciprocamente del bugiardo o quasi, nel contrastare, ciascuno, la tesi dell'altro. Sentite la voce dalla valle: …il suo Erice vendicato, pieno zeppo di menzogne, di ampollosità e di ciarlanate…, e conclude con la certezza assoluta di una trapanesità testimoniata da chi ne aveva udito il vagito al momento della nascita, esattamente dove venne poi edificato il convento di Sant'Elisabetta, area dell'omonima via oggi occupata all'Istituto Tecnico Commerciale.
Bene, adesso aspettiamo un agosto di speranze. Piccole cose, se vogliamo. Riportare al 10 la data di ritorno del simulacro al santuario? Ripristinare la dimora al Carmine a partire dal 7 sera? Perché no. L'immutabilità dei luoghi, delle date, dei gesti sono elementi fondamentali qualora si vogliano proteggere tradizioni e culti. Papa Gregorio Magno ebbe a vedere lungo. Serbando agli uomini qualche cosa per la gioia esteriore, voi li condurrete più agevolmente a gustare le gioie dello spirito, questo scrisse in una lettera indirizzata al prete Lorenzo e all'abate Melito prima di partire per l'Inghilterra. Niente di blasfemo quindi se il viva Maria e Santulibettu ravvivato dalla spontaneità propria alla devozione popolare, possa echeggiare ancora nei giorni della festa grande del c'era una volta.