- di Giovanni ALVARO, Cosimo INFERRERA e Bruno SERGI -
Sbaglia chi pensa che i corridoi ad alta velocità siano stati un capriccio dell’Europa. La scelta fu la logica conseguenza della nuova realtà mercantile che si stava affacciando sul mondo globalizzato con le nuove tecniche di trasporto basate sui container e con la necessità di bruciare, o almeno ridurre sensibilmente, i tempi tra invio e consegna delle merci stesse. Il ragionamento che stava alla base delle scelte europee era quello di considerare l’Europa un soggetto unico, e di valutare il commercio da e per il resto del mondo fondamentale per il proprio sviluppo.
Da quel ragionamento nacquero i famosi corridoi ferroviari (ad Alta Velocità ed ad Alta Capacità) che furono ipotizzati in senso verticale e in senso orizzontale su tutto il vecchio continente. Quello prioritario - quindi il più importante - fu indiscutibilmente il corridoio n. 1 (meglio conosciuto come Corridoio Berlino-Palermo) che fu proposto per utilizzare la naturale posizione dell’Italia al fine di consentire il transito dei treni da e verso il Nord Europa in connessione col traffico navale da e verso il Canale di Suez. Fu un ragionamento da classe dirigente lungimirante che presagiva la coesione territoriale vera, reale in funzione dell’unità politica piena e compiuta dell’Europa: una classe dirigente, quella che ragionava guardando all’interesse di tutti i Paesi che la componevano.
Perché allora si è storpiato il corridoio 1 e si è bloccato il Ponte sullo Stretto, che del corridoio 1 era ed è l’anello fondamentale? Perché, purtroppo, le classi dirigenti non sono mai eguali, ma migliori o peggiori delle quelle precedenti. Nel caso specifico, quelle successive si sono rivelate peggiori. Esse non credono veramente alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa e perciò sono portate a ruoli di egemonia più che di governo. In realtà le nuove classi dirigenti dell’UE hanno badato al proprio interesse domestico, neppure lontano parente dall’ideale europeo di fondazione. Portabandiera di questa leva diversa di dirigenti è stata - e continua ad essere – Frau Merkel che si è scostata totalmente dalla linea dei suoi predecessori, mirando a salvaguardare lo status quo dei porti del Nord Europa, pericolosamente in crisi tra il 2009-2011.
Per questo l’UE si è inventato, sulla carta, col chiaro intento di dividere il Sud, il corridoio 5 Helsinki - La Valletta con la deviazione da Napoli verso la Puglia, fino a Taranto e poi in nave a Malta. Qui le navi dovrebbero scaricare i container, e viceversa portarli a Taranto. Che percorso cervellotico, rispetto all’originario Corridoio 1 Berlino-Palermo! Con un doppio risultato risibile per Calabria e Sicilia: il trashipment che allunga i tempi di percorrenza e i costi delle merci - quindi fallimentare – e soprattutto la mancata realizzazione dell’Alta velocità/Alta capacità che si fa in Campania e Puglia, ma non nell’estremo Sud.
Per continuare a drenare il massimo delle merci che passano sottocosta alla Sicilia (30% del movimento globale) hanno disposto di: 1) Mettere in cantiere super cargo di oltre 400 metri di lunghezza, con più di 22 mila Teu’s container a bordo, con cui venire incontro ai mercati, rendendo più competitivo il costo del singolo container. E’ bene chiarire, a chi può interessare, che mai e poi mai, questi giganti dei mari si addentreranno nel Mediterraneo, se non per filare dritti da Suez a Gibilterra e poi su su lungo le coste spagnole e portoghesi risalire fino ai porti nord europei; 2) Affossare la prospettiva di realizzare nel sud Mediterraneo un sistema logistico intermodale (porti, ferrovia, gomma, aereo, tipo Rotterdam, Amburgo, Anversa). Come? Dando scacco matto al passaggio soprattutto di merci, di passeggeri e di ogni ben di Dio sullo Stretto di Messina. Dunque giù il Ponte, che renda inscindibili “pericolosamente” Sicilia, Calabria ed Europa Mediterranea.
Contro l’ascesa di una nuova Manhattan nel Mediterraneo, la cui importanza geo-strategica centrale è facile intuire, per chi non ha occhi bendati di prosciutto, si muove soprattutto la Germania, terza potenza mondiale per merci esportate, mentre altri se da una parte creano disastri immani a seguito le famose ‘primavere arabe’, dall’altra si son messi a realizzare il Ferr-Med per non restare esclusi dal business che le merci sono destinate a produrre. Si è quindi avviata una azione volta a far schizzare lo spread alle stelle. I mercati finanziari e i circoli politici internazionali avversi al disegno, col sostegno di molti media italiani, hanno creato quel panico necessario a rendere possibile la detronizzazione del Governo Berlusconi, portando il Presidente Napolitano a nominare senatore a vita - per poi insediarlo a Palazzo Chigi - il prof. Mario Monti che si gloriava di far sapere ch’era ‘il più tedesco degli italiani’. Monti non aveva ancora capito cosa bolliva in pentola, e cosa voleva realmente da lui l’Europa che dà le carte, tant’è che Egli concorda con Corrado Passera di affidare la delega del Ponte a Mario Ciaccia. Ma questa mossa non fa scendere lo spread, anzi, addirittura lo fa impennare: ecco il passaggio chiave interpretativo della cronicità della crisi italiana, che sarà crescente finché questo nodo non sarà sciolto. Nodo che tiene escluso dal gioco dei commerci - più ricco del petrolio - almeno un quarto del territorio italiano - e che territorio! - lasciato lì in disparte da valutazioni incomprensibili, dichiaratamente suicide, al limite di razzismo.
Con decisione a sorpresa che sa di imposizione ricevuta, Monti definanzia il Ponte e lo manda gambe all’aria. La BIIS, il gioiellino di Passera e Ciaccia con risorse sufficienti per finanziare la megastruttura sullo Stretto, chiave di volta di un neorisorgimento italiano, improvvisamente chiude i battenti, i suoi capitali prendono strade più virtuose (!) verso Monte dei Paschi di Siena, Mose, Expò … Così, solo così si determina la discesa dello “spread” ai livelli attuali, minimali rispetto al passato, nonostante l’Italia continui a scivolare come una lastra di ghiaccio su un pendio nevoso, giù giù verso il baratro economico-finanziario. E i cervelloni italiani ancora non capiscono – o devono far finta di non capire - quale sia veramente la patogenesi del danno. E’ indispensabile andare alla radice della malattia (mettendo da parte le cure palliative) come non si sta facendo nel nostro Paese.
Ce ne sarebbe abbastanza per riflettere a fondo sulle responsabilità politiche e morali di chi in Italia è stato usato per cancellare il corridoio 1 e con esso il Ponte sullo Stretto, andando con forza contro gli interessi del proprio e del nostro Paese. In realtà Monti si era reso conto che stava mettendosi in un “cul de sac” col rischio di pagare di persona la penale che sarebbe scattata per l’annullamento della gara d’appalto, cancellata proditoriamente. Per questo, assieme al suo Governo, ha chiesto che la cancellazione del Ponte sullo Stretto fosse decisa con legge dello Stato. E così fu. Un Parlamento senza spina dorsale, e dominato dalle divisioni tra guelfi e ghibellini, inserì la norma nella finanziaria del 2012, trasferendo il carico della penale dai signori del Governo a tutti i cittadini.
Come previsto, il bubbone ha raggiunto livelli tali che il Ponte sarebbe più assurdo non farlo, anziché pagarne la penale! Lo ha fatto intendere il Presidene Renzi; lo ha detto fra sorpresa e mistero il Vice Ministro alle Infrastrutture e i Trasporti, Riccardo Nencini; ne ha tratto ineluttabili conseguenze Pietro Salini di Impregilo-Salini, il quale ha invitato Renzi a riaprire il dossier, dichiarando che è pronto a rinunciare alla penale se ripartono i cantieri del Ponte. Una penale, bisogna ricordarlo, che non è fatta di pochi spiccioli.
Però, dopo transitori entusiasmi, i piccoli rialzi ammonitori di “spread” –di nuovo!- fanno intravedere ben oleati meccanismi ricattatori, e -di nuovo!- cala calma piatta sulla spinosa ma cruciale questione. Il quadro drammatico appare ancora più aleatorio per il silenzio del Governo che non esplicita al Paese la situazione, per la bieca opposizione politica della sinistra estrema, dei protestatari a prescindere, e per gli eventuali movimenti di piazza dei No Ponte. Governo sotto scacco, stampa complice, Paese incaprettato: chi risponde del Ponte orbato? “Nessuno” diranno i soliti sciovinisti, mentre tutto va riportato alle menti inadeguate, note ed occulte, che reggono le sventure di questa molto strana, irriconoscibile, insostenibile UE.