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Consorelle sullo stretto

- di Giovanni Cammareri -

Fosse stato un brusco risveglio avrei potuto pensare di essermi svegliato in un tardo pomeriggio di fine novembre. Tanto era il vento freddo e, come se non bastasse, a tarda sera il rombare dei tuoni annunciò l'imminente pioggia.

Mi avessero poi portato in un posto senza dirmi dove, avrei potuto scommettere di essermi trovato…che so, beh, diciamo in ben altre latitudini.

Poco, del resto, suggeriva la lunghissima teoria processionale che mi scorreva davanti. Ampie le strade, abbondante il verde circostante, emotivamente staccata quanto basta la gente sopra e vicina i marciapiedi ad assistere; ecco, ad assistere. O almeno così mi è sembrato.

Quindi solo canti liturgici irradiati da amplificatori dislocati lungo un percorso ingentilito dai pennacchi dei carabinieri in alta uniforme, dalle eleganti mozzette dei confrati e da stendardi di ogni forma e misura. Ne ho contati cinquantasei. A rappresentare confraternite, parrocchie e quant'altro. La maggior parte del luogo. I rimanenti sodalizi erano giunti a Messina - sì Messina, in Sicilia cioè, altro che luoghi distanti- da paesi limitrofi, giusto per partecipare, anzi, essere presenti alla festa patronale. Già, patronale: 3 giugno, locale ricorrenza della Madonna della Lettera. Uffici e negozi chiusi, giornata di vacanza, città semideserta. Soprattutto al mattino.

Chissà perché; diciamo per la mattinata altrettanto piovosa. Voglio crederlo. Insomma, di feste patronali ne avevo viste abbastanza, qui in Sicilia. In diversi anni ho avuto modo di essere partecipe a momenti di gioia collettiva dove ogni fede locale viene esaltata da impennate emozionali davvero incontrollate, talvolta ai confini della ragione. Senza essere per questo blasfeme o irriverenti nei confronti del santo condotto in mezzo alle strade di questo o quel paese o città. Imponenti luminarie e bande musicali, giaculatorie e fumo di moschetterie. Per non parlare delle attese, ore di vigilia che elettrizzano l'aria in un brulichio continuo, incessante, fatto da gente mai soddisfatta di pulsare assieme al cuore della festa. Folle immerse nei consueti, tipici odori dei giorni sacri siciliani, felici di essere lì, nella piazza principale del paese, ossia al centro del mondo: trovarsi al centro del mondo e partecipare, ecco, partecipare a suo modo, santo cielo, senza tante correzioni ecclesiali.

Bella città, Messina, bella e coraggiosa, capace di rialzarsi dopo ogni caduta pesante, dopo ogni tonfo voluto da un destino beffardo, troppo spesso eccessivamente crudele nei suoi confronti. A volte mi ricorda così tanto la mia, di città. Perché se penso che l'andamento delle loro storie sia andato in parallelo, non credo di sbagliarmi. Due città geograficamente, perfettamente opposte, che sempre si sono guardate. Se un privilegio riguardava l'una, subito veniva chiesto dall'altra, che l'otteneva. Per le fiere franche, ad esempio e per le feste patronali dei nostri giorni, purtroppo, per il modo tiepido che hanno nel viverle, queste due città distanti e sorelle, legate dalla storia arrivata dal mare e dalle bombe piovute dal cielo.

Questo pensavo mentre la Madonnina d'argento, circa trenta centimetri di devozione, mi passava accanto. Dietro la statuetta i fiori sembravano comporre una sorta di fungo con all'apice una piccola teca contenente una singolare reliquia: frammenti di capelli che si dice appartenuti a Maria! Ecco, è forse questa la cosa più curiosa della processione. Nel 42 d.C., a bordo di un vascello giunse a Messina una lettera inviata proprio dalla Madonna ai primi cristiani della città.

La fede o la credenza vuole che quella lettera fosse legata da una ciocca di capelli della Vergine e che quei capelli vennero distribuiti nei posti dove più forte era la devozione mariana, soprattutto nel Messinese. A Monforte San Giorgio sembra che di questi preziosi frammenti ne siano giunti addirittura tre. Il sabato precedente la prima domenica di settembre di ogni anno, viene fatta perciò una sentita festa chiamata d’u capidduzzu 'i Maria. Ma questa è proprio un'altra storia.

Ultima modifica il Venerdì, 07 Ottobre 2016 17:05
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