- PATOLOGO E IL PONTE: APPUNTI E MEMORIA
di Cosimo Inferrera
Il fumo negli occhi di una cosa paventata, sebbene inesistente come il Ponte sullo Stretto di Messina, riesce a distogliere l’attenzione degli osservatori (tutti disinteressati?) da tanti fatti negativi, che da anni perpetuano il martirio di Messina.
Vorrei riportare i lettori sul nucleo centrale dell’articolo “Oltre il Ponte cos’altro passerà sulla nostra testa?” - presente in questo web per focalizzare l’attenzione sui problemi della Città, attinenti direttamente o indirettamente alla realizzazione del collegamento stabile tra la sponda siciliana e quella calabrese - ed invece i commenti continuano ad insistere sul manufatto in sé e per sé.
Purtroppo la mente fervida degli interlocutori non viene sfiorata dalle questioni di elementare vivibilità, che già affliggono i messinesi, ed ancor più lo faranno in futuro con il Ponte o senza !
Eccone un esempio palpabile. In questi giorni l’annosa questione della ultimazione degli “svincoli” tra la c. d. strada “Panoramica dello Stretto” e la tangenziale autostradale si arricchisce di una nuova perla scandalistica.
La “bretella” di un nuovo tratto autostradale, che collegherà il Ponte alla tangenziale, farà la sua intrusione in una galleria quasi ultimata degli svincoli, inizialmente destinati a ricevere solo il traffico cittadino della stessa “Panoramica”. Apportando modifiche strutturali non previste all’inizio lavori, nell’interno della galleria si faranno confluire le due corsie della “Panoramica dello Stretto” e le due della “bretella”, ma subito dopo tutte e quattro entreranno in conflitto per lo scarico del traffico sulle due sole corsie presenti negli svincoli in costruzione. E’ facilmente prevedibile una intensa iperemia, cioè un ingorgo dei mezzi provenienti da Berlino in giù con quelli dei malcapitati siciliani, messinesi in particolare.
Anche un semplice cittadino, digiuno di problematiche di trasporti e vie di comunicazione, ed ancor più un “sacerdote” di Santa Madre Notomia, cioè un cultore di Anatomia, nonché un professore ordinario con esperienza cinquantennale di Anatomia Patologica – figlia diletta di Santa Madre Notomia - sarebbero indotti a muovere rilievi critici. Infatti è cosa risaputa che da due vene confluenti se ne forma sempre una di calibro maggiore, più o meno pari alla somma delle affluenti. Se questi parametri non sono rispettati il chirurgo vascolare che interviene, così come l’ingegnere che progetta una strada a due corsie, quando ce ne vorrebbe una a quattro, creeranno una immancabile stasi circolatoria, rendendo inutile l’opera tanto attesa, pure necessaria, ma male eseguita.
Per di più il quadro finora prospettato è solo parziale: occorre allungare lo sguardo a quello che succederà immediatamente dopo gli svincoli, una volta raggiunta la suddetta tangenziale, che collega le autostrade Messina – Catania e Messina – Palermo.
E’ doveroso precisare che avere realizzato, nella Messina di trenta e più anni fa, opere colossali come il viadotto Ritiro e la galleria dei Peloritani, incastonati nella tangenziale, può essere definito un vero e proprio “miracolo”. Ciò fu dovuto al peso del sistema politico messinese in generale, e democristiano in particolare, che allora contavano molto a livello nazionale, nonché al valore e peso specifico di un uomo come il Presidente dell’Autostrada on. Vincenzo Ardizzone, personalità brillante per serietà, concretezza, efficacia e lungimiranza. I suoi sforzi generosi diedero frutti importanti per l’intera comunità siciliana, di cui ancora godiamo, ma bisogna pur dire che, alla lunga, le caratteristiche delle opere eseguite nella tangenziale, come gallerie e viadotti, non potranno reggere ai nuovi afflussi circolatori.
Diamo per scontato che il traffico del Ponte da e per Palermo e da e per tutta la Sicilia occidentale passi attraverso un’altra “bretella” che si aprirà nella stazione di Villafranca dell’autostrada Messina – Palermo; diamo anche per scontato che attraverso la “bretella” - di cui ci occupiamo - passi solo il traffico del Ponte da e per Catania, da e per tutta la Sicilia orientale.
Vogliamo ora valutare quello che succederà nella tangenziale a partire dal viadotto Ritiro in avanti verso Catania, una volta che il traffico proveniente dal Ponte e dal territorio messinese limitrofo impatterà sui minisvincoli successivi che adducono traffico cittadino in entrata ? Vogliamo fare la stessa cosa anche nella direzione opposta, cioè studiare quello che potrà avvenire nella tangenziale una volta che il traffico proveniente da Catania e da tutta la Sicilia Orientale, in direzione del Ponte e del territorio limitrofo, impatterà sui minisvincoli successivi che adducono traffico cittadino in entrata ? Vogliamo ancora cercare di prevedere gli intasamenti di rimbalzo che si potranno determinare sia nella c. d. “Panoramica dello Stretto” sia nel nuovo tratto autostradale originato dal Ponte, entrambi collegati dalla famigerata “bretella” alla tangenziale autostradale ?
Secondo previsioni ragionevoli, basate sull’evidenza odierna, per i malcapitati utenti di questo carosello ci sarà un inferno, mentre per i “poveri” (sic !) progettisti si leveranno solo maledizioni.
Qualcuno dirà che molte delle suaccennate preoccupazioni non hanno ragion d’essere, perché è prevista la costruzione di una seconda tangenziale destinata al raccordo preferenziale tra le autostrade di Palermo, di Catania e del Ponte, senza l’impatto frequente con i minisvincoli cittadini.
A questo punto un cittadino, un cultore di Anatomia, un professore ordinario di Anatomia Patologica rivolgeranno una domanda impertinente: “Ma allora perché vogliono scassare quella galleria in via di ultimazione tra gli svincoli della c. d. “Panoramica”, tanto attesi da quasi venti anni, ed infilarci dentro la bretella del Ponte come fosse un insaccato ?” “Perché questo intruglio ?”
La situazione che si prospetta è molto simile ad un grave quadro di patologia clinica, cui ricorro per metafora.
Se alla tangenziale autostradale dopo l’innesto degli “svincoli” in costruzione attribuiamo la stessa funzione di un cuore pulsante in evidente difficoltà emodinamica, l’equipollente sintomatologia sarà diagnosticata come scompenso cardiogeno retrogrado con stasi venosa generalizzata. Giacché il cuore non riesce a smaltire la quantità di sangue che riceve, il paziente accuserà dispnea ingravescente – cioè fame d’area – marcato deficit nell’apporto di ossigeno e metaboliti nutritivi ai tessuti nobili (encefalo, cuore, fegato, reni), riduzione della clearence di anidride carbonica e cataboliti tossici attraverso gli emuntori, epatomegalia, edemi spiccati agli arti inferiori, versamenti imponenti a carico delle cavità sierose (ascite, anasarca). Per capirci: nel caso di scompenso cronico irreversibile la qualità di vita è pessima, la vita sedentaria obbligata, infine la morte o il trapianto cardiaco.
Ho dipinto sommariamente il tragico quadro non solo per alludere al distretto cittadino messinese, invischiato maledettamente nei problemi di circolazione sin dal completamento dell’Autostrada del Sole, ai tempi degli on.li Fanfani, Gullotti e Mancini, ma anche per sottolineare che il ritardato sviluppo dell’intero Meridione è dovuto primariamente alla insufficienza strutturale e funzionale delle sue vie di comunicazione, su cui sarebbe auspicabile che il Ponte eserciti una funzione di stimolo salvifico, proprio come fa un cuore trapiantato su un organismo in scompenso cronico.
Basterà ? Negli anni trascorsi girava una bufala: “Prima le opere preparatorie - ammodernamento della rete stradale, doppio binario ferroviario in Sicilia e Calabria, ecc. - poi il Ponte …!”. Infatti, finora, né opere preparatorie, né Ponte.
Oggi siamo alla resa dei conti: “Il Ponte è la cinghia di trasmissione per la realizzazione di tutte le infrastrutture necessarie …! “ Vero, almeno in parte, o altra bufala ?
Infatti ancora una volta tutto sarà stato vano, se le opere connesse al Ponte funzioneranno male, se le opere aggiuntive saranno più apparenti che reali, come la “bretella” di cui parliamo, se insieme al Ponte non venisse realizzata, quale opera compensativa per Messina, una rete intermodale di trasporti under ground e di superficie (v. in questo web il suddetto articolo “Oltre il Ponte cos’altro passerà sulla nostra testa?”).
Noi ancora confidiamo che finalmente si imbocchi la strada delle opere eseguite a regola d’arte, in tempi certi, a costi certi e che - “summa iniuria” – non si faccia artatamente confusione tra le opere connesse al Ponte, cioè indispensabili alla fruizione del grandioso manufatto, e le opere realizzate nell’interesse della Città e del territorio.
Nessuna si illuda: se l’utente non sceglie la via aerea o quella del mare, Messina resta per chiunque un nodo strategico rispetto all’Isola ed al resto d‘Italia, giacché le soluzioni che si daranno ai suoi problemi si faranno risentire indiscutibilmente, con pregi e difetti, sull’intera rete ferroviaria e stradale. Svincoli e abbarbicati problematici – testé citati - indicano come non giovi molto indirizzare lo sguardo soltanto al “pesce”, cioè al Ponte, ed invece occorra osservare anche il “gatto”, che già si lecca i baffi nell’attesa di farne un sol boccone.
Un responsabile esercizio critico é quindi necessario non solo sul Ponte, ma sull’intera questione. E i messinesi ? Chi siano e dove stiano è un’altra storia. Per il momento si fanno sentire soltanto i “No Ponte !”