- di Cosimo Inferrera -
Signor Sindaco di Messina,
Sottoscrivere a favore del Ponte di Messina non basta per tacitare i molti interrogativi che ancora fanno ondeggiare la megaopera, forse prematuramente avviata ad inizio lavori.
Perché le trivellazioni in riva al mare eseguite solo ora ? Su cosa hanno ragionato centinaia di tecnici ed istituzioni di tutto il mondo per tenere in piedi l’idea di colossali piloni, che sorreggano una campata di 3300 metri ? Perché le “carote” di terreno, estratte dalle trivelle, descritte giornalmente nei minimi dettagli, con puntualità pedissequa sulla stampa locale ? Ed invece i problemi di mobilità preesistenti al Ponte, interconnessi al Ponte e/o indotti dal Ponte vengono affastellati confusamente in una sola “lenzuolata” di cronaca cittadina (Gazzetta del Sud, 11 novembre 2010) con la benedizione dell’amministratore delegato della società Stretto e presidente dell’Anas ?
C’è voluto un bel coraggio a parlare di “miracolo” proprio sotto i viadotti di “Giostra-Annunziata” e sbottare: “Messina avrà grandi benefici”. Un’enfasi che potevano risparmiarsi vicino a quei cantieri di inefficienza mortifera, risvegliata dall’apprestarsi del fantasmagorico Ponte come alito divino sulla controfigura di Lazzaro. E’ veramente un dono munifico il semplice completamento di questi svincoli, programmati da venti anni ed attesi vanamente ? Può onestamente dirsi questo il motivo del rilancio di Messina ? !
Avvezzo ad esercitare il senso critico attraverso la diagnosi microscopica dei processi patologici, molti dubbi al riguardo li ho espressi in “Oltre il Ponte, cos’altro passerà sulla nostra testa ?”, anteprima di una serie di sette puntate sull’argomento. Dubbi che nessuno ha però mai contestato o voluto chiarire.
Oggi, uno di questi dubbi molto pericoloso - non il solo, visto il contesto generale del progetto fluttuante - è il possibile avvio di enormi sbancamenti, destinati alle discariche illustrate dalla stampa, queste si, con dovizie di particolari (Gazzetta del Sud 3 Settembre 2010), poi lasciando tutto in completo degrado per un … altro ventennio. Troveremo sempre un “quidam” che parli di nuovo miracolo e di nuovi benefici per Messina ! Altri esempi di attesa trentennale, tipo Museo Regionale, sono o non sono un bel viatico per slanci del genere ?
Dopo la mia lettera aperta del 16 luglio 2010 al Signor Ministro delle Infrastrutture, apparsa alla V^ puntata, l’On. Matteoli non ha più messo piede sulle sponde dello Stretto per avviare il ricco programma già annunciato. Forse il Signor Ministro non sa che, anni fa, dalle colonne del “Corriere del Mezzogiorno” scrissi sul Dipartimento Oncologico Messinese una lettera aperta all’On.le Rosy Bindi, Ministro della Sanità pro tempore, cui seguì il suo agnostico distacco e la visita annullata all’ultimo minuto. Anche a causa di ciò la Città di Messina ed il territorio provinciale hanno perduto l’Istituto di Studio e Cura dei Tumori, realizzato con modello avveniristico dall’ On. Prof. Saverio d’Aquino, quel dipartimento interdisciplinare unitario che altrove (Milano, Aviano, ecc.) non solo è attecchito, ma ha raggiunto i massimi livelli.
Ovvio l’invito a non ripetere l’errore sul caso Ponte di Messina, ove siamo ancor più di fronte ad una piazzaforte ambita, circondata da una marea di appetiti che cercano spazi a tutti livelli. La cosa non deve stupire, perché da che mondo e mondo avviene e sempre avverrà. Purtroppo i moralisti la agitano come una croce sul nostro territorio, povero ed arretrato, non curandosi minimamente del fatto che - se la loro azione ostativa sarà prima o poi superata, come di fatto sta avvenendo – beffa maggiore dell’ipotetico danno si rivelerà l’opera realizzata male, peggio ancora se con finalità distorte.
Tuttavia, carissimo Peppino, conviene abbandonare ogni pessimismo, foriero di immobilismo ! Il sasso nello stagno lo hai lanciato proprio Tu, alcune settimane fa, nel corso della commissione Ponte del consiglio comunale, presieduta da Nicola Barbalace del Pd, riunitasi per fare il punto sulla situazione delle opere compensative del Ponte. Con spirito inedito, misto a provocazione, hai dichiarato: “Il Ponte è un’opera che ha grande rispetto per l’ambiente”, soggiungendo che per le professionalità necessarie “potremmo attingere al mondo dell’ambientalismo”.
Apriti cielo ! Ti hanno prontamente beccato con un “non sapere ancora di cosa si stia parlando” e con un “qualcosa di semplicemente inimmaginabile e inverosimile”. Giusto ! Molto meglio farsi trovare lontani da idee progressiste e collaborative, per poi dover arretrare di fronte alle trivelle che a Torre Faro avanzano in nome della utilità pubblica con i CC alle spalle. Proprio così ! Mentre il Paese affronta i primi passi di un’avventura da brivido, quei cervelli che potrebbero offrire alla comunità contributi qualificati si chiudono a riccio. Questa visione ambientalista - materializzatasi l’altro giorno in ottomila “cittadini” vocianti NO PONTE rispetto a trecentomila “abitanti muti” della Città di Messina con sparuti SI PONTE - prescinde ideologicamente da tutto ciò che comunque avvenga nel mondo.
Il gota dell’ingegneria e dell’architettura mondiale nei mesi scorsi va in massa a Catania per discutere del Ponte di Messina ? L’ottava meraviglia del mondo tra Sicilia e Calabria proclama un no deciso all’aggressione ambientale, bensì un’architettura piacevole che, riqualificando i luoghi, contempli in un disegno armonico la rinascita delle due regioni ? Simonetta Scarane su “Italia oggi” ci fa sapere come il vice presidente dell’Associazione internazionale per i ponti e l’ingegneria strutturale (Iabse) Prof. Enzo Siviero sia riuscito a richiamare a Venezia ben 700 progettisti di “bridge” provenienti da 60 paesi e li abbia coinvolti nella suggestiva ipotesi di “Abitare il Ponte” dello Stretto di Messina come “l’altra Dubai”, una similitudine rimbalzata nella III^ puntata di questo blog ? Il veneto Enzo Siviero, amico innamorato del nostro territorio, è in pieno “remake” della laguna quando si spinge a intravedere uffici, istituti commerciali e finanziari, residence, ristoranti, hotel, sale congressi, ecc., piazzati sui piloni con vista mozzafiato sull’azzurro della neonata Baia di Scilla e Cariddi ? Questo ed altro significano qualcosa per gli amici ambientalisti oppure no?
Qualcuno mi ricorderà Icaro e la sua caduta rovinosa. Possibile … ! Però, mentre l’opposizione se la ride, il governo ha inserito nel programma dei 5 punti il progetto esecutivo del Ponte dello Stretto e il Dott. Ciucci dal canto suo ha ribadito lo stesso impegno entro fine anno a nome della Società Stretto di Messina.
Dunque l’orbita del pianeta Ponte è ora vicina al suo “perielio”, cioè al punto caldo su tre questioni nodali. Provo ad esporle.
- IL PONTE
Nessuno ancora sa che forma prenderà realmente.
Unico punto fermo: dalla Gazzetta del Sud 3 Settembre 2010 abbiamo finalmente appreso che i quattro piloni saranno posizionati sulla riva.
La campata unica di 3300 metri, che ne rappresenta il corollario strutturale, lascia in piedi l’interpretazione progettuale del Ponte come risorsa, avanzata dal Prof. Enzo Siviero.
Ma non liquida l’altra ipotesi progettuale che lascia adito a valutazioni controverse: il Ponte come tramite. Dopo un’accensione dei processi economici e lavorativi limitati al periodo della sua costruzione, la megastruttura potrebbe alla lunga non essere sostenibile per la discrepanza tra i costi di gestione e i ritorni economici correlati al solo ticket di transito. Questa tipologia si inserisce nella via di comunicazione diretta tra gli oligopoli del Nord e i grossi centri siciliani, che godranno della celerità dei trasporti mentre i territori messinese e calabrese ne soffriranno l’impatto negativo. Rispetto alla realtà odierna - quando ricchezze di ogni tipo passano sul mare e sulle strade di Messina, Reggio Calabria e Villa S. Giovanni – cosa cambierà per queste Città se lo stesso ben di Dio transiterà a 70 metri di altezza ? In più contro Messina è tesa l’insidia dei poteri isolani, che vorrebbero progressivamente asservirsi preziosi beni della sua provincia, quali Taormina da un lato, S. Stefano di Camastra, Capo d’Orlando ed oltre, dall’altro. Il tutto marginalizza Messina sempre di più, una tendenza malefica che fino a qualche mese fa sembrava riguardare anche Reggio Calabria.
Né possiamo immiserire questo Ponte alla funzione di passerella che accolga il bisogno estemporaneo di un cittadino di Reggio C. o di Messina o di Villa S. Giovanni di recarsi nella Città di fronte. Insomma il Ponte nudo e crudo deve trovare un rifiuto netto, irremovibile da parte delle sponde dello Stretto: fatto così non riuscirà a dare un impulso decisivo, diretto ai territori limitrofi, che godranno solo dell’indotto turistico di un’opera straordinaria, vissuta però “ab estrinseco”.
Nella visione del “Ponte come risorsa” c’è invece l’ultima occasione di rinascita per le Città dello Stretto ed anche per le province che si rispecchiano nel mar Tirreno e nello Ionio, come corpi gemellari. Finora i mezzi di traghettamento lenti e veloci non ne hanno favorito gli scambi interattivi ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti ! Con il suo sviluppo verticale ed orizzontale (Michele Comparetto) il Ponte, divenuto inedito baricentro dell’attività economica, commerciale, lavorativa fra le due sponde, darà vita con i fatti alla “vasta area metropolitana dello Stretto” (VAMS). La trama umana ne beneficerà sicuramente molto, ma non sarà in condizioni di dare impulsi vigorosi al decollo dell’intero sistema, con immediatezza e da sola. Sarebbe illusorio ! Ci vuole ben altro: il Ponte “abitato” - tipo Ponte Vecchio a Firenze o Tower Bridge a Londra – non solo compenserà le spese passive, ma sarà a sua volta fonte di nuova ricchezza intercettando fiumi di capitali e floridi scambi dal mondo della globalizzazione.
Non è casuale che la Repubblica Cinese e la “China Development Bank”, principale interlocutrice per la realizzazione delle grandi infrastrutture in Sicilia, abbiano manifestato recentemente un forte interesse verso l’area del Ponte. Non si può sottacere l’attenzione di importanti investitori statunitensi, tra cui molti oriundi italiani. E non possiamo omettere in prospettiva la notevole attrazione esercitata da questa particolare tipologia di attraversamento per la creazione di una super zona franca (Michele Comparetto). Un’area privilegiata di libero scambio, localizzata a Trieste, ha determinato nel corso degli anni una svolta molto incisiva sul benessere economico e sociale della Regione Veneto, il cui livello nel periodo postbellico era identico, se non peggiore rispetto a quello della Regione Siciliana. Che sia questa la volta buona affinché Messina ottenga la zona franca, oggetto di dilazioni e ostacoli misteriosi sin dagli anni ’50 !
Il Ponte potrà così divenire il “Centro direzionale strategico” di questa parte del Mediterraneo, con un occhio rivolto a Gioia Tauro - snodo per i traffici container con il continente americano e con l’oriente - e con l’altro mirato verso la costa meridionale della Sicilia. Qui un paese serio (Stato e/o Regione) dovrebbe progettare la realizzazione di un grande porto da destinare soprattutto alla movimentazione dei container, un porto in grado di contrastare la concorrenza, che nei prossimi anni diverrà fortissima, dei terminali nord-africani, con riferimento alle grandi correnti del traffico mediterraneo (Giacomo Borruso). Un grande terminale siciliano necessiterebbe di collegamenti stradali e ferroviari, peraltro previsti a livello europeo (il corridoio Berlino-Palermo) e, in questa logica, il Ponte troverebbe la sua piena e compiuta giustificazione economica e sociale (Giacomo Borruso).
Dunque “Non solo Ponte” - slogan del “Ponte abitato” - rappresenta l’idea di un complesso volano per la risoluzione definitiva della questione meridionale (Michele Comparetto).
Caro Sindaco, ecco il vero, il solo miracolo che si richiede al Dott. Ciucci: scegliere la via giusta, quella del “Ponte come risorsa” !
- LE OPERE COLLEGATE
Nessuno ancora ha capito ...
perché la loro realizzazione debba essere considerata un “miracolo” per Messina, mentre in realtà esse sono indispensabili a tutti coloro che passano sul Ponte e sulla rete di collegamenti che da questo si diparte ! Per un attimo giriamo la medaglia dal lato dell’utenza: immaginiamo ciò che potrebbe capitare nel caso assurdo della mancata esecuzione di queste stesse opere, cioè degli svincoli, delle bretelle, dei sopra- e sottopassaggi, delle stazioni succursali ferroviarie e/o metroferroviarie.
1° esempio. Un tizio proveniente da Roma atterra in un’oretta a Reggio Calabria con destinazione Messina, quartiere Papardo. Dato che abbiamo ipotizzato che non si costruisce la stazione “Papardo” della Metropolitana Messinese (tale il nome, ma in realtà è solo la indispensabile bretella tra il Ponte e la rete ferroviaria siciliana), il treno lo dovrà portare in una trentina di minuti direttamente alla nuova stazione centrale di Messina Gazzi, mentre se ci fosse la stazione Messina Papardo per giungere a destinazione ce ne vorrebbero solo la metà. Il tizio è un professore universitario che deve recarsi al più presto alla facoltà di Scienze di Papardo. Per raggiungere in auto il luogo di destinazione - sotto cui prima è passato a bordo del suo treno veloce come un dardo - egli impiegherà altri 30’-40’ minuti, ma se la giornata è di quelle storte potrà consumare, più o meno, lo stesso tempo che gli è stato necessario per venire da Roma. Cosa simile potrebbe accadergli, quando farà il percorso inverso, nel tardo pomeriggio, per l’aereo di ritorno. Dunque un enorme pasticcio per i fruitori del Ponte che, vedendo raddoppiato inutilmente il loro tempo di viaggio come se non ci fosse il Ponte, bollerebbero giustamente la megaopera come una bufala colossale.
2° episodio. Se lo stesso tizio, da Roma, si dovesse servire della “frecciargento” Trenitalia la sostanza non cambierebbe. In effetti ci sarebbe solo un rapporto diverso tra il tempo impiegato dal mezzo prescelto per raggiungere Messina centrale (5 h.) e il tempo poi sprecato per raggiungere in auto Papardo (30’ - 1 h.) a causa della deficitaria mobilità interna, ancora asservita alla visione del P.R.G. Borzì. Oggi la bella “Città giardino” di un secolo fa, non solo deturpata, è anche priva di sopraelevate e sottopassaggi indispensabili per superare i continui intoppi della struttura a graticcio delle sue strade e dei viali, rimedi di cui godono ampiamente Palermo e Catania.
3° episodio. In vicende peggiori potrebbe incorrere lo stesso tizio se dovesse decidere di servirsi dell’auto per raggiungere Papardo. Dopo il brivido dell’attraversamento sul Ponte sospeso, egli dovrebbe infilarsi come una palla di fucile nella bretella autostradale, teoricamente priva di svincoli, che da Ganzirri lo condurrà inevitabilmente alla famigerata galleria a quattro corsie, oggetto di controverse valutazioni e tuttavia prontamente finanziata (Gazzetta del Sud 18 Settembre 2010). Se supererà il non facile barrage, egli dovrà tornare anche questa volta sui suoi passi e raggiungere la meta attraverso la strada Panoramica, sommando ad una lunga fatica di guida il fare “obtorto collo” un percorso antidromico, termine che a livello cardiaco indica una anomala conduzione dell’impulso attraverso il tessuto specifico. Altri esempi non meno significativi potrebbero farsi nel caso teorico della mancata esecuzione di altre opere collegate.
E’ di tutta evidenza che gli esempi caricaturali, prima citati, abbiano il solo scopo di prevenire un ipotetico scalpore internazionale, che finirebbe con il coinvolgere lo stesso Dott. Ciucci, se si dovesse giocare alla lesina nel delicato settore delle opere collegate al Ponte.
Stabilito quindi che le ”opere collegate” siano inscindibili dall’opera - in quanto necessarie ed utili primariamente al Ponte - e che, pertanto, la Società Stretto nell’affrontarne la realizzazione assolverà agli obblighi assunti, nessuno può negare che le stesse abbiano il potere di indurre riflessi epifenomenici sull’ambiente territoriale. Generalmente tali effetti sono di segno positivo, ma non sempre è così.
Non sfugga, a tal riguardo, come il ruolo funzionale della “famigerata” galleria a quattro corsie rimanga molto discutibile e riproponga gli interrogativi già sollevati nel capitolo I^ “Scompenso circolatorio, basterà il trapianto ?” di questa serie di articoli su “Un patologo e il Ponte”. Se non ho decrittato male la “tavola etrusca” ovvero … - mi scuso ! - il “progetto di massima” apparso su Gazzetta del Sud il 3 Settembre 2010, sembra di capire che, una volta a regime, nella galleria suddetta dovrebbe confluire il traffico delle direttrici Sicilia orientale/Sicilia Settentrionale in direzione Nord-Sud e viceversa, più il traffico cittadino, cioè un volume di mezzi certamente esorbitante.
Spero di essere smentito, ma temo che i progettisti delle opere collegate al Ponte non abbiano ben chiare le leggi di equilibrio dinamico che presiedono al movimento dei fluidi organici (sangue, linfa, liquido interstiziale) nei vari compartimenti del corpo umano, e per questo propongano una soluzione poco convincente.
Tu, caro Peppino, eccellente medico nutrizionista e dietologo da tutti apprezzato, potresti ben spiegare a questi Signori quali guasti produca l’accumulo patologico di liquido nell’organismo (edema). Se il distretto colpito è quello polmonare, il decorso può essere fulminante.
Una preparazione anatomica paradigmatica li metterà sulla buona strada: quattro vene polmonari si aprono nell’atrio della sezione sinistra del nostro cuore – struttura veramente mirabile rispetto alla galleria che vogliono costruire – poi, superato il ventricolo, il loro sangue arterioso troverà libero sfogo in un’altra mirabile struttura, l’arteria aorta, il cui diametro elastico è almeno pari alla somma del calibro delle suddette vene. Guai al pover’uomo che si trovasse nel pelago dei guasti anatomici e funzionali di questi distretti vitali per uno smaltimento severamente deficitario della frazione di eiezione di sangue ventricolare: appunto egli potrebbe finire i suoi giorni con un edema polmonare acuto ! E’ chiara la metafora ? E’ significativa la equipollenza sul possibile sopraggiungere di uno scompenso critico della circolazione automobilistica in un sistema caratterizzato da un numero di affluenti in sovrannumero rispetto alle vie di deflusso disponibili ?
Comunque, dopo le mie critiche costruttive, ecco giungere finalmente la prima gratificazione apportata al nostro territorio dalle opere collegate al Ponte: il protocollo d’intesa sottoscritto dai rettori delle Università degli Studi di Messina e Reggio Calabria assieme agli amministratori delegati della Società Stretto, del Consorzio Eurolink, della Parsons in Italia ed al direttore generale di Sviluppo Italia-Sicilia.
L’iniziativa è finalizzata “a creare opportune forme di collaborazione per l’intera durata della realizzazione dell’opera e risponde alla necessità condivisa di avviare in sinergia un processo di coordinamento, utilizzando ciascuna parte le proprie risorse umane, strutture e competenze”.
In tal modo gli aspetti di studio e di ricerca, organizzativi, progettuali, esecutivi di un’opera assolutamente eccezionale verranno riversati in termini di formazione professionale sul personale docente e non docente e sui giovani che frequentano le Università degli Studi di Messina e Reggio Calabria. Se reale e compiuto il disegno rappresenterà la svolta per l’innalzamento qualitativo dei due Atenei con metodologia non autoreferenziale. Negli anni scorsi da delegato del rettore ai “rapporti col territorio”, sarei stato molto compiaciuto di potere contribuire alla sua elaborazione !
In linea con ciò, da questo Blog rivolgerò a due illustri Colleghi una calda esortazione, mirata a stimolarne l’attenzione critica sullo sviluppo attuativo di tale modello operativo ai fini della sua eventuale divulgazione all’intero sistema delle università degli studi e delle aziende imprese.
- LE OPERE COMPENSATIVE
Nessuno sa esattamente in cosa consistano.
Ecco cosa in realtà debbono essere: solo doverose opere risarcitorie per la “tragedia” subita in quaranta anni da Messina “Città camionabile” e nei prossimi dieci da Messina “Città cantiere”, opere che – come abbiamo visto - nulla hanno a che spartire con le opere collegate al Ponte !
Non vedo motivi di dubbio. Anche il solo tentare un accostamento tra le due tipologie rappresenta una mistificazione, che offende la dignità dei messinesi e va respinta. Infatti non indugerò sull’esigenza di giustizia che sommuove l’istanza delle opere compensative, proprio perché le opere collegate rispondono a ben altre esigenze tecniche: questo il distinguo basilare.
E Tu, caro Sindaco, inviti giustamente a superare ogni cesura:“Bisogna unire le forze per ottenere più vantaggi possibili !”
Proprio in questa direzione è indispensabile conseguire un sostanziale, armonico equilibrio sui tre punti illustrati, senza sbilanciamenti e ridondanze a favore di uno o dell’altro, né blocchi e discrasie attuative che compromettano la realizzazione di uno di essi o parti.
Con intendimenti di chiarezza è quindi necessario stabilire una precisa delimitazione di aree di responsabilità, nel senso che:
- Al signor amministratore delegato della società Stretto bisogna parlare e chiedere solo di Ponte e opere collegate
- Alla classe politica locale, regionale e nazionale bisogna
- sollecitare la sorveglianza sul Ponte e opere collegate
b) perorare l’impegno fattivo sulle opere compensative.
Se questo si vuole realmente, molti equivoci amministrativi, finanziari ed economici saranno stroncati ab initio. Al riguardo, mi permetto elencare in due tavole sinottiche ciò che prioritariamente chiedo per la mia adorata Città.
AL DOTT. CIUCCI
- Ponte abitato
- Architettura dinamica
- Parco energie rinnovabili
(eolico, solare, sfruttamento correnti marine)
- Priorità opere collegate a mobilità esterna ed interna
- Copertura finanziaria strettamente concatenata
1 sbancamento = 1 edificazione
- Procedure e standard di qualità a norma europea
- Manutenzione continua rete stradale interessata
- A lavori ultimati destinazione 1-2 discariche a parcheggi T.I.R. e magazzini stoccaggio merci completi e funzionanti
ALLA POLITICA
T.I.R. fuori dalla Città !
Completamento stanotte anziché domani porto Tremestieri potenziato
Il “trenino rosso” di Camaro come quello del Bernina per conquistare apici meravigliose colline patrimonio unico paesaggistico residenziale turistico
Seconda linea tranviaria a una sola via collegata a quella esistente per uffici e scuole centro Città
Terza linea tranviaria a una sola via collegata a quella esistente dal Parco Sabin ai Laghi
Metroferrovia da un estremo all’altro del Comune Scaletta-Giampilieri-VillaFranca
Da questi temi dovrebbero sparire poca sostanza realizzativa e ballon d'essai, leit motiv frequentissimi negli ultimi quaranta anni a Messina.
Per andare a cose concrete occorre chiamare presto attorno a un tavolo (sinonimo: Convegno) messinesi e non, scienziati e tecnici, professori universitari e manager, semplici cittadini e politici, tutti uomini di buona volontà accomunati sotto l’unica bandiera dei “Non solo Ponte” (*), il più olistico degli slogan coniato da Michele Comparetto, architetto in Torino.
Ho menzionato in ultimo i politici volutamente, perché la loro presenza non può essere casuale, bensì significativamente articolata con i ragionamenti esposti. In estrema sintesi: il Ponte di Messina guarda decisamente verso l’Africa e l’Oriente, con cui poter interagire se “abitato”… il Ponte reincarna così lo spirito della “Nobile” Messina di un tempo … il Ponte di Messina mette in ebollizione una variegata tematica di “diritti umani” …
Caro Signor Sindaco, ci sono gli uomini giusti, pronti ad aprire queste combinazioni decisive, senza di cui dietro l’angolo giganteggia il rischio di parlarci addosso per l’ennesima volta, vanificando una svolta epocale per il Meridione d’Italia. In tempi di politica dell’autonomia e del regionalismo, errori del genere sarebbero imperdonabili.
Con ogni riguardo
Prof. Cosimo Inferrera