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- di Cosimo Inferrera -
Il tema del partenariato euro-mediterraneo con la delineata analisi della situazione politico-economica, in possibile sviluppo, è uno dei punti prospettici del gruppo “Non solo Ponte”, ispirato da Michele Comparetto, architetto in Torino, insieme ad altri benpensanti.
Conflitti in atto permettendo, gli analisti possono desumere come nella futura Zona di Libero Scambio Euro-Mediterranea (allargata rispetto a quanto previsto dallo stesso Processo di Barcellona del 1995 anche ai Paesi Arabi,già riuniti da febbraio I994 nella Zona di Libero Scambio Araba) sia in corso di gestazione la più grande concentrazione di interscambi commerciali del pianeta, stimabile in migliaia di miliardi di euro, destinata a superare il 50% del commercio mondiale !
Lungi da me posizioni velleitarie e saccenti: non potrei. Dopo avere sezionato corpi umani, esaminato migliaia di casi istopatologici e citopatologici, ho imparato almeno a dubitare, ma con profitto; insieme con i pazienti, infatti, le mie diagnosi sono passate al vaglio dei clinici italiani ed anche di molti stranieri, non ricevendo smentite. Dunque mediante una sorta di dissezione anatomica dei vari piani politici e socio-economici della questione, ecco la mia <epicrisi>, cioè il referto diagnostico conclusivo.
Milano con la sua Convention annuale sul Mediterraneo confermi, indirizzi, sostenga, potenzi la ormai irrinunciabile polarizzazione dell’Italia verso sud e divenga la vera capitale del Mare Nostrum, un’idea e un ruolo che, neanche per un attimo, penso di poter attribuire alla mia Sicilia, quale affascinante riflessione e vitale prospettiva per una nuova frontiera.
Volendo far camminare l’idea con spirito di concretezza proporrei (a loro insaputa) i nomi di tre illustri personaggi da riunire in un Comitato, che offra una fattiva collaborazione al Signor Ministro degli Esteri.
In tema di <politica delle alleanze> vedrei benissimo l’Ambasciatore a. r. Francesco Paolo Fulci - uno dei valori assoluti di Messina, accantonato con faciloneria dalla città – che è stato intelligente, abile propugnatore di un’unica cordata di paesi grandi e piccoli, da Lui aggregati contro la pena di morte in una memorabile campagna condotta all’O.N.U. in nome dell’Italia, che ha fatto segnare enormi passi avanti al processo di moratoria di un atto esecrabile, semplicemente indegno di un paese civile.
In tema di <processi macroeconomici> non ci sarebbe di meglio del Professor Giacomo Borruso, già Magnifico Rettore della Università degli Studi di Trieste, antesignano sostenitore di scelte strategiche intorno ad un megaporto da realizzare sulla costa meridionale della Sicilia in vista dell’enorme traffico dei porta container e della concorrenza, che dovrebbe essere fortissima nei prossimi anni nell’area sud del Mediterraneo.
Nelle vesti di illuminato negoziatore sognerei di accostare ai miei due Amici, nel buio della guerra, la personalità luminosa di Tarak Ben Ammar,nipote di Bourguiba, il primo presidente della Tunisia indipendente. Ottimo conoscitore della lingua italiana, che parla fluentemente, egli è celebre per le avventure mediatiche e per i film artistici, soprattutto quando sono legati alla cultura del Mediterraneo. Fra i suoi lavori vi è l'adattamento cinematografico de La Traviata ad opera di Franco Zeffirelli. Divenne noto in Francia all'inizio del 2004, quando decise di distribuire il film di Mel Gibson La Passione di Cristo, nonostante le polemiche che lo accompagnavano, arrivando a partecipare ad un talk show per difendere la pellicola. I suoi interessi si spingono anche oltre il mondo del cinema: è infatti consulente del principe saudita Al-Walid bin Talal e dell'imprenditore francese Vincent Bolloré; in Italia fa parte del consiglio d’amministrazione di Mediobanca ed è il proprietario del canale televisivo Sportitalia. Insomma Tarak, tunisino di nascita, amico sincero dell’Italia, naturalizzato francese, è il personaggio chiave per cercare di penetrare nei retro pensieri e nello scrigno degli interessi dei francesi, senza di cui non ci sarà più pace in Nord Africa.
In sintesi un terzetto fantastico. Fulci, il massimo per il prestigio e la tutela degli interessi italiani con Messina in primo piano, una volta capitale della Sicilia, oggi zerbino del traffico gommato nazionale ed internazionale; Borruso, l’apice della professionalità per lo sviluppo di valori, vantaggi, guadagni italiani con la Sicilia in primo piano; Ben Ammar, non solo per Italia e Francia, ma soprattutto per Africa e Medio Oriente un taumaturgo di ritorno per restituire a quei popoli la speranza ed il bene, sparsi a larghe mani nelle nostre contrade da una santo di colore, quel San Filippo Siriaco che annualmente Calatabiano e Limina onorano fra migliaia e migliaia di fedeli festanti. Se mi sono spinto a tanto, facendo nomi e cognomi, è perché credo profondamente nelle loro qualità personali in vista della auspicabile conduzione della <politica delle alleanze> da parte dell’Italia.
Ancora riprendendo il comunicato del Cnel dello scorso giugno, la considerazione finale - rispetto alle prevedibili conseguenze che avrà l’Area di Libero Scambio sui processi d’integrazione, soprattutto sulla base dei trattati tra Unione Europea e Stati Arabi- è proprio quella di trovare un accordo per favorire la cooperazione prima tra gli stessi Stati Arabi e poi con l’Europa.
Affinché la cosa stia realmente in piedi c’è però assoluto bisogno di beni inestimabili, quali <pace e lavoro>. L’Italia e la Sicilia in particolare già poggiano i piedi su questo futuribile Eldorado, senza rendersene conto. L’unico ad averlo capito è il nostro grande amico Sarko, sin dal momento del suo insediamento nella carica di Presidente della Repubblica di Francia, il quale - certamente sotto l’estasi della fascinosa Carlà - primo fra tutti gli europei intuisce la cosa e preconizza la proiezione degli interessi del suo paese verso il Mediterraneo. Cosa che sta avvenendo - bisogna dargliene atto ! - però in una forma tanto violenta quanto disastrosa, forse l’ultimo “vantaggio” da saper ancora sfruttare …
Punto primo: dobbiamo trovare un accordo globale con i francesi, i quali non solo hanno una chiara visione, ma godono di profonde inferenze nell’area, come e più di noi.
Punto secondo: a) attraverso <la politica delle alleanze> (ecco il Comitato di cui prima) dobbiamo rivitalizzare gli strumenti di cooperazione pacifica tra i popoli (Area di Libero Scambio Euro-Mediterranea); b)con massicci impegni economici dobbiamo predisporre a sud della nostra isola megastrutture idonee a raccogliere i frutti di sforzi tutt’altro che bellici (grande porto per container, superzona franca …).
Dunque meno bombe, più risorse … e così ritorniamo alle perplessità del lettore. Un patologo seziona corpi umani, diagnostica malattie al microscopio e poi si mischia al dramma della guerra, mettendoci di mezzo anche i problemi del Ponte di Messina ! Però ora il pensiero è compiuto e potrebbe far riflettere.
Da quanto sopradetto in quell’area sud del Mediterraneo è prevedibile una grandissima opportunità di interscambio, non solo economico ma anche sociale, culturale e umano tra popoli e nazioni. Per una fondata prospettiva di rinascita noi meridionali abbiamo assoluto bisogno di simili trame di umanità e ricchezza, perché proprio dalla sponda sud della Sicilia dovrebbe dipartirsi la rete viaria e ferroviaria che, infittendosi sempre più, troverà– se la troverà ! ? -nella megastruttura del Ponte lo snodo decisivo e rapido di smistamento verso Nord.
Ci sarà guerra e distruzione ? Il corridoio Berlino-Palermo attraverso il Ponte si dovrà arrestare necessariamente in Sicilia, collegando due regioni lontane dello stesso continente, forse validando ex post i parametri de <l’anatomia di una diseconomia>, stima previsionale negativa sulla megastruttura elaborata da Guido Signorino dell’Ateneo messinese.
Se invece nel crogiolo si svilupperanno fecondità di iniziative e rapporti benefici – come buon senso e ragione prima o poi indurranno a fare - il Ponte si potrà legare in termini biunivoci ai destini del continente africano. In questa prospettiva di pace la megastruttura dovrebbe subire sin da ora la riconfigurazione morfo-funzionale di Ponte <Territorio>, non limitata cioè a quella di struttura di solo <Transito> (Josè Gambino, Università degli Studi di Messina) come erroneamente prevede il progetto attuale in via di approvazione.
Un patologo vuole appunto contribuire alla problematica con un suo assunto metaforico, assimilando l’aorta - il più grosso vaso arterioso dell’organismo umano - ad un gigantesco ponte di transito da cui originano i rami di irrorazione per i diversi organi. Questa meraviglia della natura, per funzionare validamente una intera vita, non può e non deve badare solo al transito, ma è obbligata anzitutto a pensare a se stessa ed al territorio immediatamente circostante, cioè deve nutrire la sua parete, che consta di tre tuniche. Mentre l’intima – la più interna – è nutrita direttamente dal sangue che l’attraversa ogni istante, la tunica media di natura elastica e l’avventizia di natura fibro-reticolare con la benderella adiposa periavventiziale, la più esterna, sono nutrite da un delicato sistema di arteriole (vasa vasorum), che provvedono alle necessità metaboliche di ossigeno e nutrienti, assicurandone le funzioni vitali di elasticità e contenzione pressoria.
I soloni che calcolano di ingegneria … progettano di architettura … studiano di scienze umane … devono sapere quello che incombeva sui poveri sifilitici, allorché i vasa vasorum, ostruiti dai granulomi luetici, mandavano in necrosi, cioè distruggevano, la parete elastica ed avventiziale dell’aorta, formando aneurismi globosi che, dopo aver eroso lo sterno, liquidavano quel cristiano. Parabola significa: che il Ponte di Messina non faccia la stessa fine dell’aorta in corso di sifilide, perché la megastruttura non riesce a intervenire, coordinare, amplificare ben oltre il semplice impatto turistico, i processi di ricchezza che l’attraversano.
Cosimo Inferrera
nucleo strategico “Non solo Ponte”
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