Mi sono trasferito a Messina nel 1960 ed ho avuto subito una bellissima impressione: l’Università, i palazzi in stile Liberty di Via Cavour, i Bagni Vittoria, gli ospedali, le fabbriche (Birra Messina, Rodriquez, Cantieri Navali), le scuole, la Marina Militare, Il Distretto Militare e tante altre realtà economiche, sociali e culturali che suggerivano operosità, spirito imprenditoriale, onestà degli abitanti.
Sono ripartito nel 1965 per ritornarci definitivamente nel 1977, per motivi di lavoro e per ricominciare a conoscerla meglio. Oramai sono messinese naturalizzato e, con tutto il rispetto per la mia città di nascita che resta nel mio cuore, mi ritengo fortunato per questo
Diceva sant’Agostino: «La città non è solo mura e pietre», e Sofocle, 2500 anni fa, «la città è gente».
Il primo aspetto cui io, nel mio piccolo, farei riferimento riguarda, invero, gli abitanti, la gente: la vera anima del luogo. E devo dire che non mancano, certamente, tra i miei concittadini le persone capaci, intelligenti e di alti principi morali, ma non posso far finta di non sapere che tanti, forse troppi, sono indolenti, indifferenti, non hanno alcun amore per questa città, bellissima. Si lasciano deperire strade e monumenti storici di grande importanza. Chiudono negozi e imprese industriali che davano lavoro ai giovani negli anni Sessanta. Molti sono costretti ad abbandonare i luoghi nativi per andare a cercare pane altrove. La nettezza urbana non funziona come dovrebbe e la sporcizia dilaga dappertutto, in centro e in periferia. La rete idrica è in uno stato di precarietà permanente. Il porto di Tremestieri tarda a entrare in funzione e a liberare la città dai Tir e dallo Smog: Messina è sempre, nelle graduatorie del “Sole 24 ore”, agli ultimi posti della nazione per la qualità della vita. E i messinesi stentano a selezionare una classe politica che sappia far fronte a tanti difetti.
Messina non ha, purtroppo, una compattezza, rintracciabile ad esempio in un movimento. Non ha uno spirito solidaristico. Tutto si sta perdendo e l’anima si deteriora in una sorta d’involuzione, di disarmo delle coscienze.
Ma noi non vogliamo arrenderci: siamo consapevoli delle difficoltà, ma non ci stanchiamo di operare, come sappiamo e come possiamo, per il cambiamento, sperando che altri, in numero crescente, operino come noi in questa direzione: Messina è stanca di subire, va salvata.