- di Marcello Crinò -
Nel territorio barcellonese si trova un edificio abbastanza particolare, la cui costruzione è legata alla presenza nel passato dei monaci basiliani. Si tratta del tempio dedicato a Santa Venera, costruito davanti ad una grotta naturale dove, secondo una leggenda, sarebbe vissuta la Santa, nata in questo territorio, e dove è presente un altare in pietra con il suo ritratto su ardesia e iscrizione in latino pressoché scomparsa. E’ una costruzione a pianta quasi quadrata, delle dimensioni in pianta di metri 7,50 per 8,50 circa, sormontata da un’alta cupola ottagonale impostata su nicchie angolari, secondo un principio costruttivo che trae origine nell'architettura armena del VII secolo.
L’epoca di edificazione è controversa. E’ certo che la grotta, come luogo di culto, quindi chiesa rupestre dedicata a santa Venera, è citata nel Diploma di Adelasia del 1105, con il quale si dispose la riedificazione del Monastero di Gala, e apparteneva proprio a quel monastero. Il tempio, secondo lo storico Filippo Rossitto (La città di Barcellona Pozzo di Gotto, Crupi, Messina, 1911), fu costruito nel 1718 dalla famiglia Gregorio, ma probabilmente questa famiglia fece solo realizzare il portale d’ingresso, il cui stile è completamente diverso da tutto il resto.
E’ possibile invece che si tratti di una costruzione originale di epoca bizantina-normanna, e la data del 1718 è da riferire proprio alla costruzione del portale in pietra da taglio, arricchito dalle statue di santa Venera e dei santi Pietro e Paolo dello scultore Paulu Greco e dallo stemma dei Basiliani.
All’interno, proprio all’imboccatura della grotta, si notano tre archi in mattoni la cui struttura ha fatto presupporre a vari studiosi che si tratti della parte superstite di una chiesetta bizantina poi trasformata nella forma attuale, come riferisce il professore Camillo Filangeri (Monasteri Basiliani di Sicilia, ed. Biblioteca Regionale Universitaria di Messina, 1980).
Nella grotta, chiesa rupestre a pianta trilobata secondo il modello bizantino, è presente un altare in pietra dove era posto un ritratto della santa su ardesia con una scritta in latino riportante la data del martirio: il 26 luglio del 920. Nel 1970, durante alcuni scavi all’interno del tempio, furono rinvenuti frammenti di ceramica, resti di pavimenti in argilla e un’acquasantiera del XII secolo. In quell’occasione la struttura fu visitata dall’ingegnere milazzese Domenico Ryolo, il quale affermò che risaliva all’epoca paleocristiana, ed era adibita a sepoltura di eremiti o martiri (Gazzetta del Sud, 21 agosto 1970). Nella grotta inoltre si aprono anche alcuni cunicoli franati e difficilmente esplorabili. Accanto alla grotta sono presenti degli antichi edifici con una torretta, la cui costruzione si è stratificata nei secoli. Forse per qualche periodo sono stati adibiti a convento dai monaci basiliani.
Il culto di santa Venera nel territorio barcellonese rimane avvolto da un grande alone di incertezza, essendo la nascita della santa contesa tra Acireale, Barcellona ed altri centri. La leggenda locale sostiene che santa Venera sarebbe nata nella frazione di Gala nel X secolo e martirizzata dai fratelli di religione pagana che non ne avevano condiviso la scelta mistica. Per alcuni si tratta della continuazione siciliana del culto di santa Paraskevì, diffuso in tutto l'oriente; per altri quello di santa Venera è la continuazione cristiana del culto pagano della dea Venere-Afrodite.