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DEL PREMIER E DEI PROFESSORI UNIVERSITARI

- di Giuseppe Rando -

Non c’è mai stato, nella storia della Repubblica, un presidente del Consiglio dei ministri che non fosse ampiamente conosciuto dagli italiani e che non si fosse guadagnato tale popolarità attraverso la sua leadership politica: Fanfani, Moro, Rumor, Andreotti, Craxi, Berlusconi … e così via governando. Ciò posto, mi chiedo perché mai noi dovremmo sentirci rappresentati da un presidente del Consiglio dei ministri assolutamente sconosciuto come il prof. Giuseppe Conte. Il quale non ha esperienza politica alcuna, non si è mai presentato alle elezioni, non è stato mai eletto da una maggioranza o da una minoranza dei cittadini italiani. E che si trova su quell’altissimo scranno, sia pure a norma di legge, unicamente per … cooptazione di due studenti universitari non laureati: modalità, questa, tipicamente accademica peraltro (nell’Università i concorsi si configurano, in gran parte, come cooptazioni) di cui è sicuramente esperto, nella sua qualità di professore ordinario di diritto privato, cooptato, per l’appunto, dal suo maestro-collega (o coinquilino) di studio professionale e dai membri della commissione a ciò preposta.

C’è, invero, da sospettare che la scelta della sua persona sia stata propiziata dall’alta considerazione che la gente comune e gli studenti (in specie studenti non laureati) hanno, in genere, dei professori universitari, spesso idealizzati da chi è soggetto al loro giudizio o da chi ha livelli elementari o medi d’istruzione.

Una più realistica, equanime, moderata, adulta visione delle cose è, invece, quella che permette di distinguere tra professore universitario e professore universitario, dacché non è il titolo di professore ordinario che fa grande (se lo fa) un professore universitario, ma semmai i modi della sua “salita” in cattedra, nonché la qualità della sua ricerca scientifica e gli effetti reali del suo insegnamento.

Ammesso, poi, che il prof. Giuseppe Conte sia un valido (eccellente?) professore, non è certamente il valore di un professore ordinario di diritto privato ad abilitare all’alto ruolo di presidente del Consiglio dei ministri: meglio – io credo – che ognuno faccia la sua professione. E la politica, checché ne dica Grillo, è una professione: forse, la più degna e difficile delle professioni. Auguri, tuttavia.

Dal canto mio, continuo a preferire l’Università della ricerca, del merito e della trasparenza: l’Università - per quel che mi compete - di Giuseppe Petronio, di Raffaele Spongano, di Giorgio Barberi Squarotti, di Arnaldo Di Benedetto, di Antonio Mazzarino e di non pochi altri grandi, veri maestri.

Ma questo è un altro discorso.

Ultima modifica il Sabato, 22 Dicembre 2018 08:28
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