- di Giuseppe Cavarra -
"Dove maggiore c’è, minore cessa”.
In dialetto siciliano il detto suona così: Unni maggiuri c’è, minuri cessa. Che è poi la traduzione fedele del latino Ubi maior, minor cessat. Il maior è chi detiene il primato in qualunque forma esso si concretizzi: politico, economico, etnico, culturale, etc.
Quasi a sancirne la veridicità, talvolta il detto viene messo in bocca ad un animale: dissi lu puddhicinu nta la massa…, [“disse il pulcino nella massa”], dissi lu scarafàgghju nta la fògghia…[“disse lo scarafaggio”], dissi l’aciddhittu cacanitu…[“disse l’uccellino “cacanido”]: animali innocui, come si vede. Ricordiamo che “cacanido” è l’uccello ancora implume: incapace com’è di volare, fa i suoi bisognini nel nido.
Il detto in una variante da noi raccolta a Messina alla fine del 1989, “nella massa” diventa “nella Massa”, con l’iniziale del sostantivo maiuscola. Il che equivale ad una collocazione geografica del detto in una delle Masse a monte di Messina. In questa veste il detto figura in una quartina che nella città dello Stretto ha ancora larga diffusione:
Dissi lu parrineddhu di la Massa:
unni maggiuri c’è, minuri cessa;
senza dinari non vi cantu missa,
mancu vi pottu lu mottu a la fossa
[Disse il pretino della Massa: / dove maggiore c’è, minore cessa; / senza denari non vi canto messa, / nemmeno vi porto il morto alla fossa].