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Zagarella

Era un personaggio popolare della Messina degli anni fine '50 ed inizi anni '60,girava per le strade a chiedere l'elemosina per i negozi,vestiva di un saio monacale,di foggia francescana, il suo viso affilato e scuro,dagli occhi spiritati e dal naso aguzzo era adornato da una folta barba bianca,avanti con gli anni ma non troppo, quando lo vidi per l'ultima volta, verso il 65 aveva circa 70 anni.
Camminava sempre con passo veloce,si guardava intorno come se fosse pedinato o inseguito da qualcuno,senza fissare nessuno,aveva ai fianchi un cordone a cui era fissato un grosso gancio,dove lui sistemava a volte una di quelle borse a rete che riempiva di frutte e di generi alimentari contribuiti dai vari negozianti,completava il suo abbigliamento,con un pesante crocefisso scuro col Cristo in metallo che teneva appeso al collo.
Lo vidi per poi non rivederlo più,al tabacchino,ancora esistente all'incrocio fra Viale Europa e via Catania,non c'era ancora il Bar in quel locale,lui entrò trafelato,quasi correndo e chiese con voce stentorea al tabaccaio:"DATIMI VACCHI COSA PI' POVIRI !"
Il tabaccaio che sicuramente se lo vedeva spesso piombare nel negozio,gli domandò:"ma scusati patri Zagarella,cu sarriunu sti poviri ? " e Zagarella rispose svelto: "I poviri,vuliti sapiri cu su' i poviri? ...i poviri sugnu IO'"(i poveri sono IO)..,
Questo era il personaggio Zagarella così com'è arrivato a quelli della mia generazione,
era un ex ergastolano,aveva scontato oltre 30 anni di carcere per un omicidio,di coltello si diceva,ma il compianto prof Cavarra scrive :
" Stefano Zagarella giusto e onesto lavoratore fino a quando il destino non gli pose accanto sul posto di lavoro un "caporale" che gli fa perdere la pace. Lo sopporta più che può fino al punto che si procura un fucile e lo fa fuori con una fucilata." Un uomo quindi proveniente da una grande sofferenza che l'ha portato a farsi giustizia da sé,si sa la gente povera allora,aveva poco ascolto nei tribunali o nelle stanze della legge,nessuna attenuante accordata,ergastolo quindi. In quel tempo trascorso in carcere,lunghissimo,la sua mente aveva senz'altro avuto modo di elaborare quel tipo di personaggio prendendo spunto di qualche lettura che le era passata per mano,in cui si parlava forse di un grande santone,o qualcosa di simile,chi sa.
Quel suo modo di fare penitenza,e nello stesso tempo d'incutere paura,o almeno di tentare d'incutere paura, erano le diverse due facce del suo vissuto umano,una commistione di atteggiamenti a prima vista contraddittori,ma che lui aveva legato nel suo comportamento,e che si trascinava addosso mostrando in quel teatro di strada che era la Messina popolare degli anni'50 e '60.
Ai bambini che facevano le bizze,si diceva:"Stai attento che se non fai il buono ti porto da Zagarella"...Di lui persi le tracce e seppi in seguito,che fu ricoverato all'Ospizio del Collereale,fino alla morte avvenuta qualche anno dopo,dove ebbe una degenza intrisa di serenità senile,e di momenti di agitazione,che sfogava con giri del cortile dell'Ospizio,in soliloqui ed imprecazioni.Credo che Il Principe di Collereale,dalla sua tomba vedendo quello strano povero tipo aggirarsi e soggiornare nell'Ospizio che aveva magnanimamente fondato oltre 100 anni prima per accogliere i poveri vecchi,rimasti soli, della città di Messina,fu contento del suo operato e compiaciuto,continuò in pace il suo riposo

Antonio Cattino 25 -11-2013.



Ultima modifica il Sabato, 08 Ottobre 2016 12:18
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