- di Alessandra Basile -
La prima descrizione della città a dieci anni dalla ricostruzione è legata a una malinconica pagina di Guido Ghersi: "Sotto il limpidissimo cielo lavato dalla pioggia la nuova città poteva apparire anche più nuova, con i suoi rettifili lucidi e le sue case tutte, o quasi tutte, bianche e le sue piazze inesorabilmente quadrate o rettangolari, tranne una che , con la croce di due strade e i prospetti di quattro palazzine, faceva un ottagono aperto da quattro lati(...). Dieci anni prima lì non c'era che un mondo livido e uniforme, tra cui vagavano le ombre degli scampati, e il resto della Terra leggeva, atterrito, il numero pauroso delle vittime, contemplava la straordinaria visione di una città crollata in pochi secondi, come i castelli che i ragazzi fanno con le carte".
Nel 1911 lo Stato creò una commissione di notevole livello scientifico per far fronte alla tragica situazione in cui versava Messina, ormai una città fantasma.
Venne ideato da Luigi Borzì. Il piano preveda sventramenti generalizzati per ricostituire un sistema viario urbano, demolizioni indiscriminate per l'ampliamento delle strade e, soprattutto, per la costruzione di edifici più idonei di quelli posti in essere oltre un secolo prima. Il giudizio prevalente sulla validità del piano Borzì si presente, oggi, assai critico:
"il primo pensiero del Borzì avrebbe dovuto essere quello di conservare l'impianto urbano nel suo schema generale, quello del mantenimento della vecchia città, conservandone, l'impronta generale, ed anche il ripristino della forma originaria; invece, sarà soltanto la leggibilità del paesaggio naturale ad esaurire tutti i termini della raffigurazione del paesaggio urbano, proprio perché si rinunzia ad altri riferimenti, alle tracce raffigurabili e misurabili dell'attività degli uomini, ad esempio, che pure, per molti aspetti, potevano essere recuperati. E senza questo sforzo di nuove comprensione del senso della città, l'impianto sarà per lo più imposto dalle necessità e dalle urgenze. Così il rinascente orgoglio municipale e la forte volontà dei superstiti, sembreranno esaurirsi nel mantenimento del sito, ma da questo non deriveranno automaticamente ritorni di ruolo e di antiche funzioni".
(Giuseppe Campione"La configurazione territoriale dell'aspetto urbano")
|