- di Marcello Crinò -
Il monumento funebre dedicato all’architetto comunale Giuseppe Cavallaro (1833-1888), eretto dal Comune nel locale cimitero dopo la sua morte, si trova in una condizione di abbandono: è scomparso da anni il grande stemma in marmo del Comune e le scritte poste ai quattro lati sono divenute illeggibili perché molte lettere in metallo si sono staccate. La recinzione in ferro, oltre ad essere arrugginita, sul retro è in parte staccata in diverse porzioni. In questi giorni si registrano da più parti voci di persone che vogliono sollecitare il restauro per riportare il grande monumento allo stato originario.
Realizzato dallo scultore Emanuele Schifilliti nel 1892, presenta in alto il busto dell’architetto posto sopra un libro e un capitello jonico con un tratto di colonna; sotto si trovava lo stemma comunale scomparso e ai quattro lati quattro scritte con bassorilievi che ricordano la sua attività professionale e la sua passione per la musica (nel tempo libero suonava il violoncello). Il monumento fu eretto come segno di riconoscenza per il lavoro svolto dal Cavallaro al servizio della città, che nel suo ruolo di architetto comunale progettò molte opere pubbliche, tra le quali spicca il progetto per la via Operai, la cui realizzazione andò avanti per moltissimi anni, tanto che il tratto pozzogottese fu realizzato nel secondo dopoguerra.
In un’epoca in cui Barcellona era attraversata da strade strette e tortuose, Cavallaro, facendo riferimento alle esperienze più avanzate che maturavano in quegli anni in Italia e all’estero, concepisce una strada dritta e spaziosa che attraversa la città nella sua lunghezza e detta pure delle prescrizioni su come costruire ai suoi lati. Nella relazione che accompagna il progetto spiega: “Il mio progetto solo tende a tracciare per il momento la strada e nello stesso tempo stabilire di fissare terreni opportuni onde ampliarsi ed abbellirsi in seguito la città sopra una pianta ragionata”, e getta dunque le basi per il futuro piano regolatore di Barcellona.
Altri importanti progetti furono il Palazzo Comunale, poi demolito e ricostruito a partire dal 1956 e il cui ultimo ampliamento risale al 1988 e il Cimitero, inaugurato il 27 luglio 1877 sotto la sindacatura di Andrea Fazio Sottile.
Inoltre progettò la Fiera mercato del bestiame nell’area dove poi sorgerà il vecchio campo sportivo, oggi sede della Villa Primo Levi e del Teatro Mandanici; il riuso degli ex conventi dei Cappuccini e dei Basiliani, in questo caso con la costruzione dell’ultimo piano; la sistemazione e l’ampliamento del vecchio Teatro Mandanici.
Sulla figura e l’opera di Cavallaro è di fondamentale apporto il libro scritto dall’architetto Giovanni Pantano, Giuseppe Cavallaro e la nuova città di Barcellona Pozzo di Gotto, pubblicato da Giambra Editori nel 2015.