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Elogio del cannolo

- di Giuseppe Cavarra -

 

Il cannolo è un cilindro di pasta ripieno di crema a base di latte, zucchero, cioccolata, ricotta, pistacchio. Gli ingredienti possono mutare da una pasticceria all’altra anche nella stessa città. 
Un pranzo di Natale o di Carnevale in cui manchi il cannolo è «un mangiar senza bere, un murare a secco, lo stare al buio in una conversazione» (Pitrè).


Nel 1685 un poeta – tale sacerdote D. Stefano – scriveva in una sua poesia tra il gaio e il giocoso:
Beddi cannola di Carnilivari,
megghiu vuccuni a lu munnu un ci nn’è;
su’ biniditti spisi li dinari,
ogni cannolu è scettru di ogni Re;
arrivanu li donni a disirtari:
lu cannolu è la  virga di Moisè.
Cu’ nun ni mancia, si fazza ammazzari,
cu’ li disprezza, è un gran curnutu affè.
[Bei cannoli di Carnevale, / migliore boccone al mondo non c’è; / sono benedetti spesi i denari, / ogni cannolo è scettro di ogni re; / arrivano le donne ad abortire: / il cannolo è la verga di Mosè. / Chi non ne mangia, si faccia ammazzare, / chi li disprezza, è un gran cornuto, in fede mia]

Ultima modifica il Sabato, 08 Ottobre 2016 17:44
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