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Barcellona Pozzo di Gotto: nuove scoperte e tracce di affreschi nel convento di S. Antonio da Padova

 di Marcello Crinò -

Nel 1622 i frati francescani fondano la chiesa e il convento di Sant’Antonio da Padova. Nella chiesa fa bella mostra di se, sull’altare principale, un prezioso crocifisso ligneo quattrocentesco, attribuito a Pietro della Comunella, mentre alle pareti si possono ammirare gli affreschi raffiguranti tre Sante martiri (Sant’Agata, Santa Apollonia e Santa Lucia) e San Giuseppe, San Michele e San Paolino, del 1733. Altre opere di pittura sono rappresentate da San Diego e storie di Pietro Cannata, del 1650, dalla Madonna dell’Idria del 1656 di Filippo Jannelli, La Porziuncola di un autore ignoto dei secc. XVII-XVIII, Sant’Adiuto di ignoto del XVII secolo e infine la statua in marmo della Madonna Immacolata del 1719, restaurata nel 2018 a cura dello studio catanese di Giampaolo Leone, coadiuvato da Arianna Landucci e Antonino Grasso.

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Il convento, addossato alla chiesa, si caratterizza per il suo aggregarsi attorno ad una corte quadrata provvista di portico scandito da colonne in pietra. Nel corso del restauro, completato nel 2008, sono stati ritrovati gli antichi pavimenti del chiostro, resti di precedenti strutture murarie del convento e tracce di affreschi. Il chiostro ha riacquistato, per quanto possibile, la sua dimensione estetica originaria, con l’area interna liberata dal groviglio di piante e di aggiunte che ne alteravano la spazialità. Tra il 1899 e il 1932 il convento, assieme alla chiesa, fu requisito ai monaci e utilizzato come impianto per la trasformazione del tabacco. In quell’occasione alcune colonne furono pure scanalate per inserire delle tavole per delimitare degli spazi (le scanalature sono ancora visibili) e da allora iniziò il degrado che portò alla scomparsa di gran parte degli affreschi dipinti alle pareti e ricordati anche dallo storico Sebastiano Mazzei. Scriveva: “Nel grande atrio, cinto intorno di arcate con in fondo agl’intercolonni altari e figure dipinte di Papi, Cardinali, Santi, e anche una di diavoli con piedi e corna di Satiro, sorge un pozzo d’acqua viva con largo recipiente intorno per acqua piovana; …”. Un’illuminazione moderna, sobria ma efficace, conferisce risalto la sera alla linea delle colonne in pietra emergenti dalla pavimentazione in lastre di pietra ed inserti in marmo.

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Nel corso di una mostra di documenti sul convento, nel mese di giugno del 2019, si è appreso che nuove ricerche hanno portato ad una diversa datazione della nascita e dello sviluppo del complesso conventuale: 1613, inizio costruzione della prima chiesa, posizionata sul retro del convento attuale; 1650, la chiesa viene completata e il convento presenta un dormitorio con dieci celle; 1724, ampliamento del convento; 1867, il convento assume la configurazione attuale.

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A tal proposito riportiamo integralmente quanto scritto sulla scheda dei Fai, I luoghi del cuore, 2020: «Da una cronaca manoscritta del 1724, custodita presso la Curia generale dell’Ordine a Roma, si rileva che il 14 Ottobre 1613 i frati minori osservanti ottennero dalla città di Castroreale la concessione di 6 palmi di terra nel casale di Barcellona “per ivi poter alzare una chiesolina (riscoperta durante recenti lavori di restauro del chiostro) a commodo degl’abitanti divoti, che vedevano in quelle loro contrade cercando limosine gli religiosi”. La fondazione di un primo piccolo convento, ad opera di fra Bonaventura da Castroreale, con 10 celle e 4 tumuli di terra attigui alla clausura, è attestata al 1622 e quella della chiesa attuale al 1630, di nuova struttura, grande e bella, proporzionata alla frequenza dè populi che giornalmente corrono alla devozione di questo glorioso Santo per li miracoli e gratie che continuamente ricevono. Nel 1650 la chiesa, alla cui costruzione lavorarono direttamente i frati come mastri fabriceri, era ancora in allestimento. Verso la fine del 1600 e i primi del 1700 i convento fu ingrandito per assumere l’aspetto attuale, ad opera di fra Francesco da Barcellona, divenuto ministro Provinciale, che con l’elemosine de benefattori l’ha portato alla forma d’un bel convento con fabriche e dormitori novi, arricchendo la chiesa con 8 altari, di cui il maggiore dedicato alla Madonna degli Angeli.»

17 ottobre 2020

Ultima modifica il Sabato, 17 Ottobre 2020 15:13
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