- di Giuseppe Cavarra -
Lu diàvulu unu, na fìmmina centu
[Il diavolo (è) uno solo, una donna cento (diavoli)]
Casa senza omu senza nomu
[Casa senza uomo senza nome]
Donna, dannu
[Donna, danno]
I tre detti rimandano ad una società che negava alla donna ogni possibilità di identificazione e destinava il maschio ad un ruolo di potere e di superiorità. Stando così le cose, solo il matrimonio conferiva alla donna quella dignità che la sola appartenenza al sesso le toglieva e le negava.
Siamo dinanzi a “norme” nelle quali sono venuti sedimentandosi ideologie, valori e tabù tendenti a riprodursi con l’inerte pigrizia delle acquisizioni date a priori come naturali. Parlarne l’8 marzo è un modo per ricordare le lotte sostenute anche dalle donne siciliane per conquistarsi uno status al di là dei ruoli consentiti dall’assetto socio-culturale di una Sicilia tutta da dimenticare.